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Scuola
Frontespizio di una pagella del 1926

Le prime scuole nacquero circa 5000 anni fa, presso gli antichi Egizi e Sumeri, inventori della scrittura. Potevano frequentarle solo i bambini delle famiglie più ricche, perché costavano tantissimo.

Menomale che oggi non è più così… Per fortuna oggi tutti possono andare a scuola, anzi, ci devono andare per forza, perché la società, per andare avanti e migliorare, ha bisogno di persone educate e istruite, che siano in grado di svolgere un lavoro adatto alle loro capacità.

I maestri erano molto severi e solo dopo lunghi anni si poteva diventare scriba, una professione che conoscevano solo pochi e perciò veniva ben pagata.

Per i documenti importanti venivano usati fogli di papiro, ma i quaderni erano tavolette d'argilla fresca sulle quali scrivevano con bastoncini appuntiti.

Le scuole sumere erano chiamate, per l'appunto, "case delle tavolette". Su una di queste tavolette uno scolaro scrisse così:

Quando mi alzavo presto la mattina,
mi volgevo a mia madre e le dicevo:
"Dammi la colazione, devo andare a scuola!"
Mia madre mi dava due focacce e io uscivo;
mia madre mi dava due focacce e io andavo a scuola.
A scuola l'incaricato della puntualità diceva:
"Perché sei in ritardo?"
Io ero impaurito e il cuore mi batteva,
entravo davanti al mio maestro e facevo l'inchino.
Il mio direttore leggeva la mia tavoletta, diceva:
"Ci manca qualcosa", mi bastonava.
L'incaricato del silenzio diceva:
"Perché parlavi senza permesso?", mi bastonava.
L'incaricato della condotta diceva:
"Perché ti sei alzato senza permesso?", mi bastonava.
L'incaricato della frusta diceva:
"Perché hai preso questo senza permesso?", mi bastonava.
L'incaricato di sumerico diceva:
"Perché non hai parlato sumerico?", mi bastonava.
Il mio maestro diceva:
"La tua mano non è buona", mi bastonava.

Grazie al cielo noi non siamo nati in quel tempo…

In queste stesse scuole il Dirigente veniva chiamato "Padre della scuola", gli insegnanti erano detti invece "fratelli maggiori" e gli alunni "figli della scuola".

Nell'antica Sparta i bambini imparavano solo a leggere e a scrivere; per il resto si dovevano abituare alla guerra, facendo grossi sacrifici. Dovevano abituarsi alla fame, alla sete e al freddo.

Ad Atene, invece, oltre a leggere e a scrivere, studiavano musica, danza e imparavano poesie. Dovevano anche imparare a parlare bene davanti a tutti.

Dappertutto però le bambine non andavano a scuola. Dovevano solo imparare a tessere, a cucire e a svolgere le faccende domestiche. Eh si, la storia delle donne è stata un po' diversa, purtroppo.  Perciò, adesso che tutti possiamo studiare gratis, non ci dovremmo proprio lamentare…

Al tempo degli antichi Greci c'era una sola materia che comprendeva tutte le altre: la filosofia. Col tempo ogni materia si sviluppò per fatti suoi e nacquero cosi la matematica, l'astronomia, la geografia, la medicina, la storia, l'architettura, l'arte.

I maestri più antichi si chiamavano Socrate, Platone e Aristotile. Quest'ultimo fu anche maestro di Alessandro Magno.

A quei tempi, al posto dei libri, c'erano i rotoli di papiro, custoditi nelle prime biblioteche. Quella più famosa fu quella di Alessandria d'Egitto, che ne conteneva ben 70.000 e che divenne un centro di studio e di ricerca. Purtroppo un incendio distrusse tutto questo patrimonio.

Al tempo degli antichi Romani i bambini non avevano il banco e facevano lezione stando seduti su uno sgabello. Scrivevano graffiando con una cannuccia una tavoletta spalmata di cera. Per fare i conti usavano dei sassolini che chiamavano "calculi". E' per questo che noi oggi i conti li chiamiamo "calcoli". Solo i figli dei ricchi patrizi però potevano pagarsi un maestro. Pochissime erano le bambine che potevano studiare e le loro materie erano lettere, danza e musica. I maschi invece studiavano lingua e letteratura latina e greca, fisica, astronomia, mitologia, storia e retorica, cioè l'arte di persuadere e di commuovere.

Al tempo dei re le scuole, in Europa, appartenevano alla Chiesa. I figli dei nobili avevano dei precettori che li istruivano e li educavano. A quei tempi la scuola non era un obbligo, perciò molti non ci andavano e rimanevano analfabeti.

Ad un certo punto anche i Comuni fecero delle scuole. Un solo maestro doveva insegnare a tutti gli alunni. Si studiavano poche cose.

Intorno al 1200 nacquero le scuole secondarie di grammatica, di matematica e le università. La prima di queste ultime fu quella di Bologna.

Le donne, di solito, continuavano a starsene a casa a fare le casalinghe.

La prima scuola gratuita fu la scuola comunale di Lucca. Più tardi nacquero anche le scuole superiori dove si studiavano materie letterarie.

Intorno al 1400 il Catechismo o la Dottrina era una vera e propria scuola in cui si insegnava anche a leggere e a scrivere. Nel 1500 nacquero i collegi dei Gesuiti, dove i ragazzi facevano cinque classi: tre di grammatica, una di umanità e una di retorica.

In quel tempo la lingua che si insegnava nelle scuole era principalmente il Latino. Ma nelle case e per strada si parlava il Volgare, cioè l'antica lingua italiana. Perciò Giuseppe Calasanzio fondò le Scuole Pie, dette poi degli Scolopi, dove si insegnava sia l'Italiano sia il Latino.

Nel 1717 Vittorio Amedeo II istituì la prima scuola pubblica. Pian piano anche in altri Stati nacquero le scuole statali. Maria Teresa d'Austria diede vita, nel regno Lombardo Veneto, alla scuola elementare obbligatoria e alle scuole per gli insegnanti. Dopo la rivoluzione francese da molte scuole sparirono gli insegnamenti religiosi.

C'erano le matite, ma non c'erano le penne a sfera, quelle cancellabili, i pennarelli, gli evidenziatori, né i bianchetti. Le righette e le squadrette erano di legno. La colla era come il burro e stava in un barattolino con dentro una piccolissima spatola. I borsellini erano fatti in casa dalle mamme.

I bambini andavano a scuola non con gli zaini, ma con le cartelle di cartone. Gli alunni delle scuole medie e delle scuole superiori, per tenere stretti i libri usavano solo una cinghia. Le femmine portavano un grembiule bianco o nero col fiocco rosa e il colletto bianco. I maschi portavano un grembiule blu e a volte anche calzettoni blu. La classe di appartenenza era indicata da alcune strisce bianche sul braccio. Nel periodo fascista le ragazze portavano una camicia, mentre i ragazzi portavano una maglia o una camicia nera con pantaloni scuri.

Un alunno della seconda elementare nel 1952.


Le classi erano molto numerose, si arrivava anche a cinquanta per classe e in tutti i paesi c'erano le pluriclassi. Per gli alunni più grandi c'erano sezioni maschili e sezioni femminili.

A scuola si andava a piedi. Qui da noi i pochi che andavano a Cosenza alle scuole superiori, partivano all'alba e facevano dieci chilometri a scendere e dieci a salire. Ci volevano delle ore. Non c'erano strade e si dovevano percorrere dei sentieri. Immaginatevi quando pioveva o nevicava…!

Nelle aule c'erano dei banchi di legno biposto col il piano inclinato e ribaltabile, con un buco per il calamaio con l'inchiostro in cui intingere il pennino; sotto il questo piano si riponeva il materiale scolastico. Tali banchi erano disposti su due, tre o quattro file ed era assolutamente vietato attaccarli, perché era assolutamente vietato chiacchierare.

Anche la cattedra era di legno, come pure la pedana dove stava; aveva diversi cassetti. Certo era molto meglio delle cattedre che abbiamo adesso… La lavagna era veramente una lavagna, una roccia che si trova nel paese di Lavagna, in provincia di Genova.

Il locale era riscaldato da un caminetto o da un braciere e la legna o i carboni erano forniti dalle famiglie. I bambini più grandi provvedevano ad assisterlo.

I compiti erano le aste e i pensierini per i più piccoli; poi c'erano i copiati, i dettati, gli esercizi, i temi, le operazioni e i problemi. Non c'erano le schede fotocopiate né i raccoglitori. Al posto dei problemi con le macchine o i diagrammi c'erano i problemi con le indicazioni e il ragionamento.

Col progresso arrivarono i treni e i pullman. Qualcuno iniziò a farsi l'abbonamento ma gli scuolabus ancora non circolavano, perché i comuni non se lo potevano permettere.

Nel periodo fascista il Ministro Giovanni Gentile istituì la scuola media inferiore, quella superiore, i licei e gli istituti. Per andare a queste scuole si dovevano superare gli esami di ammissione.

Nei programmi della scuola elementare non c'era la lingua straniera perché solo pochi andavano all'estero; non c'era arte e immagine perché le uniche immagini erano le illustrazioni dei pochi libri in circolazione; non c'era musica perché solo pochi potevano comprare uno strumento. C'era invece il disegno e il canto. I canti che si imparavano erano quelli patriottici. Nel 1928 nacque la scuola di avviamento professionale.

I libri dovevano fare obbligatoriamente pubblicità al fascismo, negando ogni libertà. Naturalmente non erano bei libri, perché non educavano in modo completo, creavano un clima militaresco e cercavano di inculcare anche nei bambini idee sbagliate. Anche le copertine dei quaderni dovevano obbligatoriamente fare propaganda fascista.

Finita la seconda guerra mondiale la scuola italiana rimase quella di sempre.

Per tanti e tanti anni la scuola fu autoritaria e severa. Gli alunni dovevano solo ascoltare e obbedire. Compito dell'insegnante era solo quello di svolgere il programma. Non era importante quanti bocciati ci fossero e se la scuola non piaceva a nessuno. Ma già molto prima del fascismo diversi pedagogisti come Dewey, Rousseau, Pestalozzi, Agazzi e Montessori e altri proposero una scuola più legata agli interessi degli alunni e dove gli stessi avessero più libertà. L'insegnante doveva diventare una guida che non trasmetteva più il sapere ma lo costruiva insieme ai suoi alunni, valendosi delle loro esperienze. Questo nuovo metodo educativo lo chiamarono "attivismo" e si basava anche sul lavoro di gruppo e sui laboratori.

Nel 1968 ci furono forti proteste giovanili che contestavano non solo la scuola ma tutta la società. Per la prima volta molte scuole furono "occupate". Secondo molti il modo di fare scuola doveva essere cambiato. Bisognava introdurre nuove materie, discutere di problemi, far partecipare gli studenti alla programmazione degli obiettivi e alle decisioni…

Dopo diverse proposte di rinnovamento, negli anni '60 nacquero le università libere, l'esame di maturità, la scuola materna statale, la scuola media moderna, che aveva fra le sue materie il latino. A quei tempi chi si comportava male riceveva bacchettate e, nei casi più gravi, gli alunni venivano costretti a stare dietro la lavagna in ginocchio sui ceci. Quelli che non riuscivano a imparare il programma venivano bocciati, anche se erano persone svantaggiate. Sedevano nel banco degli asini. Certe volte si usava un cappello con le orecchie lunghe lunghe. Un giorno però Don Lorenzo Milani nella sua "Lettera a una professoressa", sottolineò che era inutile bocciare gli alunni se questi non venivano aiutati. A quei tempi c'erano anche gli esami in seconda elementare.

Le cose allora iniziarono a cambiare e nel 1974 vennero approvate delle regole nuove per la scuola, dette decreti delegati. La bocciatura rimase ma gli alunni in difficoltà dovevano essere seguiti con più attenzione. Le punizioni fisiche vennero proibite. I genitori iniziarono a partecipare alle assemblee scolastiche. Nacque la scuola elementare a tempo pieno e la scuola media a tempo prolungato, dove si pranzava e si rimaneva anche di pomeriggio, fino al rientro dal lavoro dei genitori degli alunni.

Nel 1977 ci fu un'altra legge la quale stabilì che anche gli alunni disabili dovevano studiare insieme ai compagni, aiutati dall'insegnante di sostegno. Ciò è giusto perché siamo tutti uguali e tutti possiamo imparare dagli altri. Ancora dopo, il latino scomparve dalla scuola media.

La scuola iniziava il primo ottobre e durava quattro ore al giorno. Non si facevano gite ma in compenso c'erano più giorni di vacanza e più feste, come Carnevale e San Giuseppe.

A partire dal 1985 nelle classi di scuola elementare iniziarono a insegnare da 2 a 6 docenti, uno per l'ambito linguistico, uno per l'ambito scientifico, uno per l'ambito antropologico, uno per l'insegnamento della lingua inglese, uno per l'insegnamento della religione cattolica, uno per il sostegno alle classi con alunni disabili. Ciò perché un insegnante non può insegnare bene tutto ed è meglio che ognuno si specializzi nelle materie per le quali è più portato. Qualche anno fa sono stati aboliti anche gli esami di licenza elementare.

Intanto è cambiato qualcosa anche nelle scuole superiori. Ad esempio è stato di nuovo cambiato l'esame di maturità.
Altre cose sono cambiate, altre stanno cambiando, ma non sempre cambiando si migliora…

Visitate adesso questo bellissimo museo virtuale della scuola cliccando qui .


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