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Filanda di San Pietro in Guarano

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La filanda di San Pietro in Guarano in una foro dei primi anni del '900

La coltivazione dei bachi da seta fu introdotta prima in Italia dai Saraceni, all'epoca della conquista della Sicilia. Presto si diffuse in tutto il meridione e specialmente in Calabria. Si diffuse poi in tutto il mondo occidentale.

Il baco da seta veniva allevato anche in casa. In primavera le uova venivano messe in un sacchetto al caldo o nel seno delle donne o vicino al fuoco. Appena nati i vermetti venivano messi in crivelli o setacci.

Diventati adulti si portavano alla soffitta e nutriti con le foglie tagliuzzate del moro nero e del gelso bianco.

Quando le larve diventavano lucidissime con la testina nera e incominciavano a salire sulle pareti, era segno che erano pronte per fare il baco. Allora si preparava una specie di nido fatto con erica in modo che le larve potessero salirci e incominciare, con la bava di colore rosa-grigio, a fare un cerchio prima più grande e poi sempre più piccolo da rimanerci chiuse dentro.

Cominciava così il tempo della raccolta. I bozzoli più duri venivano venduti, mentre quelli più morbidi venivano bolliti, puliti dall'erica e dal verme morto, dipanati e filati al fuso.

Riproduzione di un fuso dell'epoca

Circa duecento anni fa a San Pietro in Guarano si formò un'azienda che produceva la seta: la filanda, appartenente alla famiglia dei Collice.

In essa lavoravano quasi solo donne e fanciulle, con turni di dodici ore e con un salario molto basso. Spesso si ammalavano, perché erano costrette a stare in un ambiente maleodorante e umido, a causa del vapore proveniente dalle bacinelle riscaldate col fuoco e che servivano per la trattura della seta.

La filanda com'è oggi. Fino al 2002 è stata sede della scuola elementare.

Il prodotto veniva venduto a dei commercianti che lo portavano nella zona di Napoli dove c'erano le industrie tessili. Pare che in Calabria fosse proibita la tessitura della seta in grosse quantità, così la filanda di San Pietro e le filande di altri paesi furono costrette ad arrangiarsi, utilizzando antichi metodi di lavoro che non favorirono lo sviluppo delle imprese.

Nella filanda di San Pietro in Guarano, infatti, venivano eseguite solo le prime fasi della lavorazione. Non fu mai introdotta nessuna forma di meccanizzazione. Accadde così che dopo l'unità d'Italia, a causa anche di una malattia che colpì i bachi, la filanda non fu più in grado di stare al passo coi tempi e dovette chiudere.


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