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Carta stampata

La più antica biblioteca che sia mai stata scoperta non conteneva libri, ma tavolette d'argilla incise. A Ninive, nell'attuale Iraq, nel palazzo del re Assurbanipal, ne sono state rinvenute ben 22.000. La biblioteca più famosa divenne quella di Alessandria d'Egitto, che conteneva ben 700.000 volumi. Andò distrutta, purtroppo in seguito a un incendio.

Probabilmente, fra i primi ad effettuare stampe furono gli antichi Fenici, grandi produttori di porpora, pregiato colorante rossastro ricavato dall'essiccazione del murice, un mollusco marino.

Pare che proprio i Fenici usassero già la serigrafia, che consentiva di riprodurre immagini su diversi oggetti. Si servivano di un tessuto per farne uno stencil, cioè una striscia con vuoti e pieni opportunamente disposti che, quando era pronto, appoggiavano all'oggetto da decorare. Prendevano poi il colorante e lo spalmavano sopra. Quando il tutto era asciutto toglievano il tessuto e si poteva ammirare il lavoro finito.

Non potremmo comunque parlare di stampa se non avessimo l'inchiostro. Il primo in assoluto fu quello "di China", cioè prodotto in Cina. Ciò avveniva già trecento anni dopo la nascita di Gesù ed era realizzato mescolando resine e insetti!

In Cina fu trovata una iscrizione stampata con timbri di legno che risale a circa 600 anni dopo la nascita di Cristo; ora è custodita in un museo di Tokyo.

Il primo libro stampato fu la Sutra del Diamante che risale a 200 anni dopo.

Verso il 1300, in Europa, fu utilizzato lo stesso sistema per stampare fantasie su abiti e carte da gioco. Stampare un libro in questo modo era però molto complicato, costoso e laborioso.

Per fortuna ci fu qualcuno che ebbe un colpo di genio! Il cinese Bi Sheng inventò, infatti, la stampa a caratteri mobili che rivoluzionò il mondo. Una idea semplice, che si serviva di un meccanismo rotante. Un'idea semplice ma grandiosa. All'inizio usò timbri di argilla, ma poi venne utilizzato prima il legno e poi il metallo.

In Europa questo sistema non era ancora conosciuto e i libri venivano scritti a mano dagli amanuensi, che erano quasi sempre dei monaci. Per fare più copie impiegavano tantissimo tempo e quindi i libri allora costavano moltissimo.

Un giorno, però, in Germania, Giovanni Gutenberg modificò la stamperia cinese, usando un torchio e caratteri di piombo. Con questa macchina stampò la Bibbia.

Stavano nascendo in tutta Europa le prime università, tutti volevano libri a basso costo sui quali studiare, così la stampa ebbe uno sviluppo planetario. Fu probabilmente la prima industria a sfornare prodotti in serie. Nelle prime stamperie avvennero anche i primi scioperi della storia.

Presto anche in Italia fu stampata la grammatica latina di un certo Donato. Nacquero diverse tipografie e questi primi libri vennero chiamati incunaboli.

Per facilitare la comprensione del testo furono ideati anche nuovi caratteri di scrittura. Per lo più, le lettere avevano le cosiddette "grazie", cioè dei piccoli tratti alla fine delle aste, usati ancora oggi per i caratteri più eleganti. Pochi sanno, però, che questa usanza deriva dagli antichi Romani, i quali per evitare di scolpire sulle lapidi angoli di 90° preferivano spezzare le lettere con questi segni.

Aldo Manunzio fu il primo editore italiano, cioè il primo a scegliere i testi da pubblicare e poi rivenderli.

A quei tempi la carta veniva prodotta con gli stracci e attraverso la tecnica della piegatura erano ottenuti i diversi tipi di formato.

I libri intanto aumentavano, anche perché venivano scritti nella nuova lingua italiana, e aumentavano altresì le tipografie, gli editori, gli scrittori e i lettori. Così fu necessario creare copertine e frontespizi che indicassero autori, titoli ed editori delle opere che venivano pubblicate.

Nacque il problema del Copyright. Per evitare che i libri fossero copiati si usarono perciò dei timbri speciali, ma per la prima legge sul diritto d'autore ci volle 1709, quando in Inghilterra venne emanato lo Statuto della Regina Anna. Col tempo i libri assomigliarono sempre più a quelli di oggi.

Già nel '200 erano comparsi dei fogli scritti a mano che circolavano tra le persone colte. In Francia venivano chiamaticanards, che vuol dire anatre, ad indicare che contenevano pettegolezzi. Ma è verso la fine del '600 che comparvero i primi giornali.

Il primo, fra tutti, fu forse il "The London Gazette", pubblicato a partire dal 1666. Il primo in Italia fu "Il Caffè", fondato da Pietro Verri nel 1764.

I potenti subito si accorsero che potevano essere pericolosi, così cercavano di farseli amici. Quando non ci riuscivano, li minacciavano, rendevano più salate le loro tasse, li censuravano o li costringevano a chiudere. Molte volte uscivano stampe clandestine perché erano l'unico mezzo per diffondere idee di giustizia e di libertà.

Col tempo ci fu un importante cambiamento: il tipografo e l'editore divennero due figure diverse. Il tipografo pensava solo a stampare libri e giornali; l'editore raccoglieva le opere, le leggeva, le sceglieva, le faceva stampare dal tipografo e le distribuiva nelle librerie.

Pian piano nacquero alcuni caffè letterari e vennero pubblicati almanacchi, lunari e libri di preghiera. Questi testi servivano in particolare ai contadini e rappresentavano per molti l'unica fonte di cultura.

Nel '700, in Francia, fu pubblicata per la prima volta un'enciclopedia ad opera di Diderot.

All'inizio, per stampare libri e giornali, venivano usati caratteri di piombo e tecniche quali la xilografia, incisione sul legno, e la calcografia, incisione sul rame. Poi, nell'Ottocento, Alois Senefelder inventò la litografia, incisione su un particolare tipo di pietra, e si diffuse anche l'incisione su acciaio.

Accanto ai progressi delle tipografie, vi fu, per così dire, un progresso nelle stampe d'ufficio e casalinghe. Nel 1846 Giuseppe Ravizza propose il cembalo scrivano, era la prima macchina da scrivere. Aveva dei tasti che azionavano dei martelletti con i timbrini dei diversi caratteri alle estremità. Questi andavano a percuotere un nastro inchiostrato posto appena sopra il foglio. Le copie venivano ottenute con la carta carbone, che si inseriva tra un foglio e l'altro durante la battitura.

Per ottenere molte copie si usava il ciclostile, ideato da Thomas Alva Edison nel 1876 e basato sulla tecnica dello stensil.

Nel 1881 Ottmar Mergenthaler inventò la linotype e nel 1887 Tolbert Lanston la monotype. Entrambe erano delle macchine compositrici che presero il posto del vecchio torchio e alle quali, nelle sedi dei giornali si affiancarono le prime rotative, macchine, queste, in grado di stampare le copie molto velocemente.

Nonostante varie vicende la stampa iniziò a diventare più libera, vennero abolite molte barriere doganali e nacquero i romanzi d'appendice, cioè dei romanzi d'amore a puntate pubblicati nelle ultime pagine dei giornali e che attraevano molto il pubblico. Sorse intanto la scuola pubblica e obbligatoria. Uno dei primi testi scolastici fu "Lo cunto de li cunti" o Pentamerone, di Giovanni Basile.

Tutte queste cose influirono notevolmente sullo sviluppo della stampa. Così si moltiplicarono le biblioteche e sorsero molti altri giornali. Famoso divenne il The Sun, venduto nelle piazze di New York dagli strilloni. Comparvero i giornalisti che per essere più credibili presero l'abitudine di scrivere tra virgolette le dichiarazioni dell'intervistato. Il giornale forse più famoso di tutti divenne il New York Times. Il primo giornale diffuso su tutto il territorio italiano fu La Nazione, fondato da Bettino Ricasoli nel 1859.

Nei primi del '900 i libri che circolarono di più furono: il Manuale dell'ingegnere di Giuseppe Colombo, i Manuali Hoepli, Pinocchio e Cuore.

Dopo la prima guerra mondiale, nacquero le diverse collane della Modadori. Ma fu solo negli anni '40 che vi fu un grande sviluppo dell'editoria grazie alle edizioni economiche e a volte tascabili pubblicate da Rizzoli, Garzanti, Sansoni, Dall'Oglio e Longanesi. Fu possibile realizzare tali edizioni anche grazie ai progressi della legatoria, che elaborò un sistema per tenere uniti i fogli usando semplicemente una particolare colla.

Negli anni '70 divennero famosi gli Oscar Mondatori e poi, negli anni '80 i romanzi "rosa" della serie Harmony, spesso allegati ai giornali.

La Xerox intanto lanciò il fotocopiatore e fu poi la volta delle stampanti. Le prime erano ad aghi che battevano su un nastro tipo quelle delle macchine da scrivere; oggi sono state sostituite da quelle a getto d'inchiostro e a tecnologia laser.


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